Descrizione
Ha un clima salubre, situato sulle pendici del Monte Mauro a circa 700 m. sul livello del mare, su una delle colline che stanno a guardia della valle del Biferno e dalla quale si scorge, nelle giornate prive di foschia, il mar Adriatico. Attualmente esistono comunità originarie del paese principalmente in Belgio e in Australia. Il Comune ha un agro di quasi 4.000 ettari, in parte ancora boschivo e per il resto coltivato a frumento, vigneti e oliveti .
Storia: le origini di Castelmauro non si conoscono le prime notizie che si hanno risalgono al 1200. Da recenti lavori di restauro si è scoperto che la chiesa madre fu costruita su una precedente struttura sacra, dato confermato dal ritrovamento di un abside risalente all'XI secolo.
Prima della costruzione del paese, i pastori ed i contadini abitavano nelle seguenti contrade (casali):
- Contrada di Castelluccio
- Contrada di Acquaborrana
- Contrada di Monte Verde
- Contrada di Castellana
- Contrada di Caviglia
- Contrada di Macchia Rocca
- Contrada di Ponte Musa
Verso il 1250 circa, il duca di quel tempo si costruì il Castello nella contrada di Castelluccio, scelta fra le sue sette contrade perché situata più in alto, e quindi più adatta alla difesa. I contadini decisero di riunirsi in un unico paese costruendolo intorno al Castello, e lo chiamarono " Castelluccio Acquaborrana "; "Castelluccio " per ricordare il Castello, piuttosto piccolo del duca, " Acquaborrana, perchè bagnato dal torrente (vurraino) ancora esistente. Il paese da una parte aveva le difese naturali e dall’altra era delimitato da mura (ancora esistenti), aventi tre Porte:
- Porta di Sopra
- Porta Lavaturo
- Porta del Popolo (corrispondente all’attuale Piazza del Popolo) dove si tenevano le riunioni popolari.
Del primitivo Castello oggi non rimane nulla, poiché in epoche successive fu trasformato nell’attuale Palazzo Ducale. Nel corso dei secoli il Palazzo passò più volte di mano attraverso le famiglie nobiliari che, per vendita o per trasmissione ereditaria, ne rilevarono il possesso. L’ultimo feudatario fu il duca di Canzano che, nel 1809, lo cedette alla famiglia Jovine (che lo abita ancora ).
Castelmauro appartenne al Regno di Napoli fino al 1815 e nel 1861 fu unito al glorioso Regno d’Italia.
Il paese fu chiamato Castelluccio Acquaborrana fino al 1885, anno in cui essendo sindaco Tommaso Gravina ed arciprete Giovanni De Benedictis, si mutò il nome in "Castelmauro" per ricordare il "Castello" ed il monte "Mauro".
Il protettore del paese è S. Leonardo Confessore, la cui festa si celebra il 6 novembre .
Lo Stemma di Castelmauro ha Tre Torri, in campo azzurro, due sul primo piano sovrastante ciascuna da una stella e la terza al secondo piano in mezzo alle due; è sormontato da una corona ed ha due rami ai lati uno di lauro ed uno di quercia.ORIGINE E DENOMINAZIONE- Numerosi studiosi hanno tentato di risalire alle origini del nostro paese, ma le notizie precedenti all’anno 1000 sono talmente scarse e contraddittorie che le prime informazioni certe e riscontrabili fanno riferimento solo alla dominazione angioina successiva alla data citata.
Notizie relative all’esistenza dei casali di “Castelluccio” e di “Acqua Borrana” sono presenti nei Regesti Angioini del 1309; in essi è evidente l’appartenenza dei casali alla famiglia nobiliare dei Cantelmo venuti nel Regno nel secolo XIII, reputati diramazione degli Stuardi reali di Scozia.
Tale appartenenza non durò molto, infatti sotto lo stesso regno di Roberto d’Angiò (1309-1343) essi passarono sotto il dominio della famiglia nobiliare Stendardo, illustre famiglia francese venuta con Carlo I d’Angiò.
Anche il dominio dei Stendardo ebbe vita breve poiché Filippo Stendardo, che aveva ricevuto in eredità i due casali dal padre Tommaso, morì nel 1343 senza lasciare alcun erede.
Il feudo venne così concesso dalla regina Giovanna I, alla regina Sancia, vedova del Re Roberto d’Angiò.
Ben presto,però, la regina Sancia vendè Castelluccio e Acqua Borrana a Giovanni Cantelmo Conte di Popoli, la cui famiglia ne ebbe dominio fino a tutto il XIV secolo.
Successivamente a questa data altre famiglie nobiliari si intervallarono nel governo del nostro territorio:
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gli Evoli di Trivento alla fine del XIV secolo,
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i “dé Trinci” dal 1404 al 1411,
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i Mormile dal 1411 al 1415,
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i “di Somma” dal 1415 al 1443 circa. Fu proprio sotto il dominio della famiglia di Somma che i due casali si unirono a formare un unico casale dal nome “Castelluccio Aquabborrana”.
Dall’anno 1443 Castelluccio Acquaborrana ebbe per titolare Francesco di Montagano Conte di Montagano, la cui contea comprendeva una vastissima area: Lupara, Frosolone, Provvidenti, Casacalenda, Ripabottoni, Matrice, S.Angelo Limosano, Duronia, Molise, Limosano, Rotello, Chiauci, Campolieto, San Giuliano di Puglia, Guardialfiera e Castelmauro.
Sia Francesco di Montagano che il fratello Giacomo, morirono senza lasciare eredi; la contea di Montagano passò dunque alla famiglia Appiano dopo il pagamento di 22000 ducati devoluti al Demanio. Era il 1471
La famiglia Appiano perse il dominio sulla contea nel 1495 quando issò le insigne francesi del conquistatore Carlo VIII contro la Casa di Aragona.
Re Ferrante II d’Aragona, dopo la sua vittoria su Carlo VIII, diede l’ordine di confiscare le terre agli Appiano e concesse la contea di Montagano, e dunque Castelluccio Acquaborrana, ad Andrea di Capua duca di Termoli.
Nel 1586 il duca di Termoli vendette Castelluccio a Giambattista Ferri, barone di Civitacampomarano; la sua famiglia tenne il paese in feudo fino al 1660 quando fu donato in dote a Francesco de Angelellis per il matrimonio con Cornelia Ferri.
Ultima famiglia nobiliare a dominare sul territorio di Castelluccio fu quella dei Coppola, del ducato di Canzano, che lo acquistò nel 1741 e ne tenne il possesso fino all’eversione della feudalità. L’ultimo feudatario fu Andrea Coppola duca di Canzano principe di Montefalcone.
Durante gli anni al casale di Castelluccio Acquaborrana vennero aggiunti ulteriori e limitrofi casali. Ne citiamo i maggiori: Gaviglia, S.Onofrio, Monte Verga e Rocca Sassona.
Dopo il 1860 il nome del paese fu mutato da Castelluccio Acquaborrana in “Castelmauro”, dal monte Mauro che si eleva a ponente dell’abitato.
NOTIZIE ECCLESIASTICHE - Castelmauro fu in ogni tempo soggetta alla diocesi di Guardialfiera; e nel 1818, per la sopressione di questa, venne assegnata alla diocesi di Termoli.
Il Comune consta di una sola parrocchia, dedicata a S.Leonardo la cui festa annuale ricorre il 6 novembre.
Le chiese presenti nel paese sono:
San Leonardo- Il suo prospetto ha tre porte corrispondenti alle tre navate nelle quali è diviso l’interno.
Era già da qualche secolo Collegiata insigne, quando mons. Battiloro, vescovo di Guardialfiera, la elevò nel 1725 a Concattedrale, in considerazione ch’egli stesso soleva fare di Castelmauro la residenza estivo-autunnale. Si conservano perciò ancora nella Chiesa, il trono, il faldistorio, varie mitrie ed alcuni vecchi parati in oro e seta coi blasoni dei rispettivi titolari della diocesi.
Il campanile si eleva su un robusto arco eretto sulla pubblica via, contiene quattro campane, delle quali due agnonesi.
Pregevoli, nell’interno, il Coro in noce con dorature, il presbiterio, le pale degli altari laterali e, sull’altare maggiore, il Crocifisso di marmo verde.
San Nicola di Bari- la tradizione popolare ritiene che questa cappella sia l’antica chiesa parrocchiale, ma nessun documento ne attesta la veridicità. Una lapide ricorda che essa venne restaurata dal vescovo di Guardialfiera, mons. Pedicini, nella seconda metà del secolo XVII.
San’Antonio di Padova- Cappella ad una sola navata costruita intorno al XV secolo
Santa Maria della Salute- Si pensava che la cappella rurale dedicata alla Vergine Maria con il titolo di “Madonna della Salute” potesse essere stata costruita intorno al XV secolo. Scavi effettuati anni addietro per il suo ultimo restauro ed ampliamento, hanno portato alla luce i resti della primordiale costruzione collocabile con certezza intorno all’anno mille.
Il restauro citato ha incluso anche gli ambienti adiacenti il santuario; tali ambienti costituivano il Convento fondato dai Frati Cappucini della Provincia francescana di Foggia-P.Pio, nel 1530.
Tutte le notizie riportate sono state tratte ed in parte fedelmente copiate dal IV volume del libro “IL MOLISE dalle origini ai nostri giorni” di Giambattista MASCIOTTA, editrice Lampo, 1985.